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Un'utile guida ai lavori e ai prodotti per l'orto

LUGLIO E AGOSTO: I LAVORI DA FARE NELL'ORTO

7 Luglio 2014 -

Cosa fare, e come farlo, per far lavorare al meglio il tuo orto nei mesi di luglio e agosto. Metodiche e prodotti.

Tratto da "Giardini e Ambienti" 

I LAVORI DI LUGLIO:

  • seminare: finocchio, bietole, zucchini autunnali, verdure da taglio, fagiolini e aromatiche,
  • tenere sotto controllo le infestanti,
  • Irrigazione: irrigare i pomodori adeguatamente, sostenere con tutori e limitare il rigoglio vegetativo; sospendere le irrigazioni di angurie e meloni qualche giorno prima della raccolta,
  • Difesa patate: in caso di infestazione da afide utilizzare TENDER sia in applicazione fogliare che radicale.
  • nel Sud riparare dal sole le giovani piante nelle ore più calde,
  • raccogliere pomodori, zucchini, melanzane, cetrioli, peperoni, fragole rifiorenti, raccogliere il cocomero al giusto momento di maturazione.

I LAVORI DI AGOSTO:

  • seminare ravanelli, rucola, spinaci, gallinella, lattuga, cicoria, radicchi, finocchi, prezzemolo,
  • irrigare adeguatamente, soprattutto i pomodori,orto-annaffiatoio.jpg
  • eliminare le infestanti,
  • Difesa: prevenire funghi e parassiti,
  • controllare i tutori,
  • raccogliere pomodori, zucchini, cetrioli, peperoni e peperoncini, melanzane, fagioli e fagiolini, aromatiche e fragole, raccogliere l’aglio e predisporne l’essicamento.

DETTAGLIO DEI LAVORI

A luglio il cesto del raccolto si riempie con facilità ed inizia il periodo di sovrapproduzione, in agosto invece si ha spesso l’entrata in crisi di molti orti familiari, quando nell’ultimo scorso di stagione la produzione cala più velocemente a causa della siccità che si accompagna a questo periodo e che non sempre è compensata con l’irrigazione.

SEMINA

Semine di luglio:

Nel mese di luglio continuano le semine per assicurare una produzione adeguata nei mesi successivi, almeno dove il clima tardo autunnale e invernale consentono ancora la coltivazione di finocchio, bietole, zucchini per l’autunno, verdure da taglio, fagiolini. Al Sud sono numerose le specie che si possono seminare direttamente in piena terra: finocchio, ravanello, rape, prezzemolo, lattughe, ecc.

Semine d’agosto:

Le semine di agosto riprendono alcune semine tipicamente primaverili che hanno esaurito il loro ciclo, ed ora hanno bisogno di essere rinnovate.
Per la raccolta autunnale potremmo seminare all’aperto: finocchi, spinaci, valerianella o gallinella, rucola, ravanelli, prezzemolo, radicchi e lattuga da taglio.
In semenzaio, invece: cipolle bianche, cicoria e radicchi tardivi.

Protezioni dal sole:

Le semine di luglio e agosto, nei mesi caratterizzati da forte radiazione solare, potrebbero avere esito negativo se non protette dal sole eccessivo, perché molti ortaggi da foglia faticano a germinare al di sopra dei 20°C. Si consiglia quindi, per semine e semenzai nella prima fase di coltivazione, di riparare le superfici con un metodo molto semplice ed economico. Si fissano nel terreno, ai quattro angoli dell’aiuola, altrettanti robusti pali alti 50 cm lasciandoli sporgere per un’altezza di circa 30 centimetri. Con una semplice legatura, si fissano delle traverse in materiale leggero ma resistente, come potrebbe essere il bambù, e vi si stendono sopra delle stuoie di cannette chiamate arelle. L’ombreggiatura che esse forniscono non è totale, ma sufficiente a proteggere le giovani piantine germinate, o trapiantate; permettono, inoltre, il passaggio di eventuale acqua piovana o irrigazioni a pioggia e riparano dalla grandine.
Le arelle dovranno poi essere tolte con gradualità dai semenzai per non provocare un’ustione e una lessatura delle giovani pianticelle. Si inizia a rimuoverle per un numero di ore crescente, approfittando di giornate nuvolose o piovose per un loro totale allontanamento.

Bietole da taglio:

Le bietole rappresentano un classico dell’orto italiano, e devono essere sempre incluse nei piani colturali perché sono ben produttive e non troppo esigenti: si adattano al terreno, non richiedono particolari lavorazioni, sono di facile germinabilità e rapida crescita.
Le bietole da costa sono sicuramente quelle più diffuse, ma altrettanto valide sono le bietole da taglio.

Semina:

I semi devono essere disposti in file, così da lasciare uno spazio per estirpare le malerbe con la zappa o per irrigare per scorrimento e infiltrazione laterale. In questo modo, contrariamente a quando si è seminato a spaglio, si evita di bagnare le foglie, cosa sempre potenzialmente dannosa perché favorisce la crescita di malattie fungine, e si evita il diradamento.

Raccolto:

Dopo la germinazione le bietole da taglio impiegano circa dieci settimane per essere pronte al raccolto, ma possono anche anticipare di una decina di giorni se il clima è stato favorevole.
Si raccolgono tagliandole con le forbici, ma mai troppo vicino al terreno per evitare di danneggiare il cuore centrale del cespo, la gemma, che consentirà la successiva ricrescita. Si arriva ad effettuare tre tagli, ma non è raro poterne fare anche quattro, se le cure prestate e l’andamento stagionale è favorevole.

Le bietole da taglio possono essere seminate da quando il pericolo di gelate continuate è terminato fino ai primi giorni di agosto. In questo modo possono rappresentare un’ottima scelta d’investimento colturale su aiuole che già abbiano esaurito un primo ciclo colturale. Nelle rotazioni, pur non essendo molto esigenti riguardo a fertilità e caratteristiche del terreno, danno il meglio in successione a colture che richiedano un’abbondante e profonda concimazione.

TRAPIANTO

In luglio si trapiantano le giovani piante seminate nei mesi scorsi in semenzaio, tra cui le piante di cavolfiore ormai giunte alla fase di 5-6a foglia, tutte le qualità di cavolo fra cui le varietà autunno vernine, il finocchio.
In agosto si continua il trapianto dei diversi tipi di cavolo, dei radicchi, del porro e dei finocchi.

Protezione dal sole

Per le giovani colture appena trapiantate il sole dell’estate può essere eccessivo e le pianticelle non protette assumono spesso nelle ore centrali della giornata un’aria prostrata, per riprendersi in serata e/o al momento dell’irrigazione. Le possibili soluzioni sono varie:
•    stuoie di arelle stese su piccole spalliere temporanee realizzate con righelli di legno da porre a un’altezza di circa 50 centimetri, ideali per ombreggiare colture che già hanno superato la prima fase di crescita o per le piantine di trapianto, sono facilmente rimuovibili, durano più anni se correttamente conservate
•    cassette di legno capovolte tenute sollevate dal terreno 30 centimetri con l’aiuto di picchetti infissi nel terreno, usate soprattutto per difendere le semine a spaglio su piccole superfici
•    reti ombreggianti scure da tendere su strutture fisse in metallo, possono essere rimosse lasciando al loro posto le reti antigrandine che proteggono, ma non privano di luce, da impiegare su colture di pregio

Coltiviamo il porro

La coltivazione del porro negli orti domestici è poco diffusa per mancanza di una reale conoscenza dei metodi di allevamento. Il porro può rappresentare un’ottima scelta anche per spazi molto piccoli o di risulta, per un piccolo filare ai bordi di una recinzione o come possibile consociazione. Ogni metro quadrato di terreno utilizzato produce in media poco più di due chilogrammi di prodotto.

Scelta della piantina

Al momento dell’acquisto scegliamo piantine omogenee non tanto per altezza, quanto per diametro. Non scendiamo mai al di sotto delle dimensioni di una penna, perché le piantine sono ancora troppo giovani o insufficientemente sviluppate. Preferiamo piantine con pane di terra prelevate da contenitori alveolati ben radicate e capaci di trattenere il terreno, in caso contrario non vi è differenza con quelle a radice nuda che a loro vantaggio hanno un prezzo minore.piantina.jpg

Trapianto

Il trapianto del porro tradizionalmente si fa nella seconda metà di luglio, ma può essere anticipato nel mese di giugno o ritardato fino alla fine di agosto. In questo modo a novembre i primi porri saranno pronti per essere raccolti, ma questo momento può essere ritardato fino a febbraio senza che la pianta ne soffra rappresentando una “scorta” fresca per tutto l’inverno.

Messa a dimora

La messa a dimora deve essere preceduta da una buona preparazione del terreno d’impianto. Il porro non ama i terreni pesanti, argillosi, compatti, capaci di trattenere l’acqua. Per queste ragioni la lavorazione iniziale del terreno deve essere piuttosto profonda e l’affinamento successivo ben curato. Qualora si intenda mantenerli in campo per il periodo invernale conviene predisporre una scolina che circondi l’aiuola molto profonda per drenare e allontanare l’eccesso d’acqua che inzuppa il terreno.
Per piantine con pane di terra predisponiamo un solco profondo 10 cm, per piantine a radice nuda ricordiamo di far si che le radici siano allungate verso il basso. Le distanze d’impianto sono di 30 centimetri tra le file e 15 centimetri sulla stessa fila.

Cure colturali

Il primo nemico dei porri sono le infestanti che devono essere combattute fin dal loro primo apparire. Il porro, infatti, cresce verso l’alto e non si allarga sul terreno, non ombreggia in misura apprezzabile, cresce piuttosto lentamente nelle prime fasi lasciando campo libero alle malerbe. La rapidità di intervento è necessaria perché l’estirpazione di erbacce già cresciute rischia di incidere sulle radici dei giovani porri.
Il bisogno d’acqua del porro non è elevato, ma è costante. Occorre regolarsi sulle precipitazioni avvenute, intervenendo spesso con piccoli quantitativi, così da evitare il rischio di marciumi al colletto o di malattie fungine. Utilizzare Enrich, concime a base di microorganismi, da spargere sul terreno o sui residui di potatura, per apportare un maggior nutrimento alle piante e raddoppiare la resistenza alle malattie fungine.

Imbiancamento

Questa tecnica, non sempre attuata negli orti familiari, è di grande importanza perché migliora il prodotto sia per qualità sia per quantità. Consiste nel rincalzo progressivo della pianta, così da tener coperto il porro fino al punto in cui si aprono le foglie. Il rincalzo deve accompagnare la crescita del porro e quindi deve essere ripetuto più volte (almeno quattro), soprattutto dopo una pioggia battente.

LAVORI PERIODICI

I pomodori sono in piena produzione: sostenere con irrigazioni abbondanti, ma continue e frazionate, leggere concimazioni in copertura, con TRICHIO.
Verificare la stabilità dei tutori, controllare le legature allentando quelle che rischiano di “strozzare” la pianta, eliminare i getti che si formano all’ascella delle foglie (femminelle) per contenere il rigoglio vegetativo. Eliminare senza indugio i frutti crepati, beccati dagli uccelli o con segni di virosi e marciumi. Controllare la presenza di eventuali cimici verdi responsabili di alterare il sapore dei frutti con le loro punture.

Zucchini

Sarchiare il terreno per eliminare le malerbe, raccogliere i frutti appena pronti, concimare leggermente in copertura con TRICHIO, annaffiare evitando di bagnare le foglie. Eliminare i frutti colpiti da muffa grigia allontanandoli dall’orto.

Cocomero e melone

Controllare la presenza delle erbacce, concimare con moderazione in copertura e continuare ad irrigare fino a quando i frutti avranno raggiunto le dimensioni volute, per poi sospendere le bagnature fino al raccolto.

Carote
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E’ il momento di provvedere al diradamento, iniziando a raccogliere per la mensa le pianticelle più sviluppate o eliminando quelle più stentate.

Capitozzature

Nelle regioni più calde del Sud, entro la metà del mese di luglio, si procede alla capitozzatura della melanzana, che consiste in tagli drastici ai germogli, in modo da lasciare solo il fusto con i monconi delle ramificazioni basali. Questa operazione, seguita da irrigazioni e concimazioni, permette alla pianta di vegetare nuovamente e fruttificare nei mesi autunnali.

Attenzione alla grandine

Nei mesi estivi una minaccia sempre in agguato per l’orto resta la grandine. La grandine danneggia tutte le colture indistintamente e si manifesta con maggiore evidenza e fin dal primo momento sulle verdure a foglia larga come le bietole, lattughe, insalate ed anche su sedani e aromatiche come il basilico.
Nelle verdure come pomodori e zucchini, zucche, melanzane i frutti ad un primo esame possono sembrare danneggiati solo marginalmente, ma nei giorni seguenti, anche sotto l’azione del sole cocente, le ammaccature e le ferite imbruniscono o si lacerano. Spesso possono facilmente dar luogo a marcescenze, anche solo circoscritte, che danneggiano visivamente, quantitativamente e qualitativamente il raccolto.  
Se non ci si può dotare di reti antigrandine, che sono impegnative non tanto per la spesa, quanto per l’impianto della struttura di sostegno, si può usare, come difesa estemporanea, anche un foglio di tessuto non tessuto da stendere sopra le colture di maggior pregio.
Dopo la grandinata, raccogliamo tutti i frutti maturi o prossimi alla raccolta che sono danneggiati. Un’utilizzazione anche parziale è meglio della perdita totale, inevitabile per i frutti lasciati sulle piante: le ferite spesso non si rimarginano e marciscono rappresentando una via d’ingresso a muffe e batteri. Controlliamo anche fragole, zucchini e zucche per scartare i frutti danneggiati. Le verdure da foglia possono essere tagliate, irrigate e concimate per favorire la ricrescita.

Un’idea semplice per fare più bello l’orto

In molti orti familiari, specie se lontani da casa, si ritrovano ancora vecchi fusti dimessi, impiegati come serbatoi per l’acqua piovana. Si tratta di fusti già colorati in tinte vive (blu, rossi, arancione) che possono essere abbelliti facendo crescere intorno piante di nasturzio indiano, di varietà non rampicanti alte circa 40 centimetri. I fiori, grandi e colorati (gialli, arancioni, rossi), contrasteranno e si accompagneranno al colore del fusto. Utilizzeremo le foglie fresche, dal gusto piccante, per impreziosire le insalate; i fiori per guarnire i piatti; mentre impiegheremo i germogli freschi e i semi ancora teneri, pestati nel mortaio con sale grosso, e conditi con aceto di buona qualità e olio, per creare un condimento piccante dal sapore di cappero.

DISERBO

Fino a quando le malerbe restano di dimensioni contenute la loro competizione con gli ortaggi è contenuta, ma spesso queste erbacce sono dotate di una crescita esplosiva e basta abbassare la guardia che subito invadono l’orto. Nei mesi estivi bisogna intervenire nelle interfile o vicino ai piedi delle piante, zappettando lo strato superficiale facendo attenzione a non danneggiare l’apparato radicale delle colture.

Vantaggi delle zappature

-    eliminazione delle infestanti
-    arieggiamento del terreno
-    rottura della crosta superficiale con riduzione di perdita d’acqua per risalita capillare dagli strati più profondi
-    migliore penetrazione dell’acqua nella fascia esplorata dalle radici
-    possibilità di interrare concimi granulari distribuiti in copertura
-    movimentazione di terreno disponibile per rincalzare al piede le piante in forte accrescimento

IRRIGAZIONE

Gli ortaggi richiedono un terreno fresco, mantenuto leggermente umido, ma non certo intriso. Per garantire le migliori condizioni dovremmo irrigare in modo regolare tutti i giorni, anche due volte al giorno, senza far mai asciugare completamente il terreno. In caso di assenza prolungata, non cerchiamo di recuperare il tempo perduto annaffiando abbondantemente al rientro: i danni che si potrebbero causare (rottura delle bacche di pomodoro) sarebbero maggiori dei benefici. All’opposto annaffiamo con abbondanza se già sappiamo che saremo impossibilitati a intervenire per un paio di giorni.

Danni da irrigazioni carenti o incostanti:

-    perdita di produzione
-    scadimento qualitativo dei prodotti
-    senescenza precoce della pianta
-    salita a seme anticipata
-    indebolimento generale con maggiori possibilità d’insorgenza di problemi sanitari

Irrigazioni a pioggia

L’irrigazione a pioggia è di certo la meno efficace e sarebbe da evitare per diversi motivi:
•    causa molti sprechi in quanto una parte dell’acqua distribuita non raggiunge il terreno, ma resta sulla vegetazione ed evapora
•    può provocare bruciature sulle parti verdi se erogata quando la radiazione solare è forte
•    incrementa l’umidità all’interno della chioma favorendo il proliferare di malattie fungine
•    una parte dell’acqua viene trattenuta dall’apparato fogliare dove rimarrà fino all’evaporazione senza raggiungere il terreno
•    i getti d’acqua possono essere deviati dall’azione del vento con perdita e speco di acqua
L’irrigazione a pioggia è indicata solo nelle prime fasi delle colture seminate all’aperto e cioè in fase di germinazione, quando ancora non hanno coperto il terreno e l’apparato radicale è superficiale.

Irrigazione per infiltrazione laterale

Molto più efficiente, ma indicata per piante già ben radicate e cresciute, coltivate a file o a bande strette, è l’infiltrazione laterale. Se il terreno non è stato predisposto già prima della semina, occorre procedere all’assolcamento.
L’acqua viene fatta scorrere all’interno dei canali da dove poi raggiunge le radici. Il fondo dei solchi deve essere mantenuto pulito e smosso, così che l’acqua possa essere assorbita con facilità. L’acqua deve essere immessa nei solchi lentamente, senza troppa fretta, con una canna libera e non con un ugello a pressione.
Il maggior risultato, specie quando si opera su piante singole disposte a filari (pomodori, cetrioli, melanzana, peperoni, ecc.), è dato dai tubi e dalle maniche forate. In altre parola l’acqua immessa in un tubo chiuso all’estremità (rigido o morbido) fuoriesce lentamente in corrispondenza di fori, mantengono umido il terreno nei punti giusti e riducendo al minimo gli sprechi.
Per sostenere un’elevata produzione ci vuole molta acqua. Perchè la maggior parte della massa vegetale prodotta è costituita da acqua, inoltre solo una piccola parte di quella impiegata per irrigare viene assorbita dalle piante. Un pomodoro contiene più del 90% d’acqua, uno zucchino che sembra essere molto più consistente raggiunge il 90%, ad una carota mancano pochi punti percentuali per raggiungere questa soglia.  
L’acqua deve essere lasciata scaldare naturalmente in serbatoi e non deve essere mai troppo fredda. Si distribuisce frazionata in interventi quotidiani, piuttosto che in abbondanti bagnature distanziate nel tempo; la stessa quantità elargita in un tempo maggiore, cioè a bassa velocità, viene meglio assorbita, non percola, non ruscella via.

Idee di poca spesa

L’idea più economica è quella di formare delle piccole conche intorno alle piante di pregio, come i pomodori, così che l’acqua non ruscelli via. Questo metodo, pur più difficile da attuare, si può rivelare di particolare utilità negli orti declivi dove il ruscellamento è un problema comune.
In alternativa a fianco delle piante di maggior interesse si può infiggere nel terreno una bottiglia di materiale plastico (meglio quelle delle bibite perché più resistenti). Il tappo deve essere forato con un chiodo grosso ed il fondo, che sporgerà verso l’alto, rimosso. In questi imbuti capienti, più di un litro, si versa l’acqua e la si lascia assorbire dal terreno. Non buttiamo l’acqua di cottura delle verdure, usiamole per annaffiare.orto-colorato.png

DIFESA

Nel periodo estivo aumentano anche i rischi di attacco da parte degli animali: le talpe sono attirate dal terreno mantenuto fresco e umido dalle irrigazioni, ricco di insetti e lombrichi, un perfetto terreno di caccia. I roditori, quando altrove tendono ad esaurirsi le fonti alimentari fresche, sono attirati dalla verdura fresca. Le lumache trovano rifugio nel terreno e fra i cespi perché umidi e prossimi alle fonti di cibo.
Le cavallette, nell’ultimo decennio in aumento in alcune parti del nostro Paese, rappresentano un potenziale flagello capace di distruggere al proprio passaggio buona parte dei tessuti verdi e teneri dei vegetali in crescita.

Contro questi nemici le difese non sempre sono efficaci e spesso hanno più l’effetto di un rimedio tardivo. Per le talpe s’impiegano esche repellenti, per i topi trappole (i veleni sono sconsigliati perché potrebbero avvelenare gatti, cani e uccelli predatori), per le lumache la raccolta manuale è il metodo più economico, per le cavallette non esiste rimedio tempestivo.

Grillotalpa, nemico difficile

Un tempo considerato un autentico flagello, il grillotalpa oggi può essere combattuto con facilità grazie all’impiego di esche avvelenate. Si tratta di un grosso insetto, lungo 4 cm, che vive sottoterra e scava gallerie visibili all’esterno come fori rotondi, non confondibili con quelli di topi e talpe perché più piccoli e con margini netti quasi senza materiale di risulta. Raggiunge gli organi sotterranei delle piante, preferendo cibarsi di radici carnose come dei ravanelli, carote, rape, barbabietole, patate, topinambur, batate, ma può danneggiare tutte le orticole in genere.
I segni sono paragonabili ad un piccolo rosicchiamento, ferite che non solo danneggiano la pianta, spesso fino a farla morire, ma favoriscono l’insorgenza di problemi sanitari, per marciumi di origine batterica. Una volta che il grillotalpa è entrato nel nostro orto la lotta non può essere abbandonata per tre anni almeno, perché le larve che sgusciano dalle uova deposte nel terreno impiegano due anni per divenire adulte e quindi il problema può presentarsi ad anni alterni.

RACCOLTA

Tra luglio e agosto il cesto si colma con facilità di molti prodotti: insalata, cipolle, cetrioli, pomodori, melanzane, zucchini, bietole, peperoni, peperoncini, fagioli, fagiolini, aromatiche e tanti altri. Anche le fragole nelle varietà rifiorenti continueranno ad offrire una buona produzione che richiederà una raccolta scalare giornaliera. La forte radiazione solare unita alle alte temperature provoca in tempi rapidissimi il passaggio da stadio di maturazione ideale (frutti sodi, colore vivo, ottimo profumo) a quello di surmaturazione (frutti con polpa molliccia, colore carico e spento, mancanza di fragranza).

Tempo di pomodori

Inizia il tempo dei pomodori che, oltre agli zucchini, rappresenteranno l’asse portante della produzione e dei consumi. Ecco alcuni consigli.

Cimatura da evitare

Le innumerevoli varietà di pomodoro si possono dividere in due grandi categorie: quelle a crescita determinata e quelle a crescita indeterminata. Le varietà a crescita determinata dopo la formazione di quattro-cinque palchi fiorali cessano la loro crescita, non necessitano di sostegni o si accontentano di strutture non imponenti per la limitata massa di vegetazione prodotta. Appartengono a questa categoria quasi tutti i pomodori da industria. Chi coltiva pomodori nell’orto familiare ha due scopi: produrre molto e il più a lungo possibile, ed è per questa seconda ragione che le varietà determinate non si adattano ai nostri scopi.
Le varietà a crescita indeterminata producono invece un’imponente massa di vegetazione che deve essere regimata (sfeminellattura) e sostenuta (legatura). La pratica della cimatura della pianta, applicata per migliorare la precocità del raccolto, non è quindi consigliabile nell’orto familiare perché ridurrebbe lo sviluppo della pianta e il periodo di raccolta.

Eliminazione dei germogli laterali

Le femminelle sono i germogli che si formano all’ascella delle foglie e che, se lasciate crescere, danno origine ad una ramificazione laterale portatrice di frutti. La pianta può reggere fino ad un certo numero di ramificazioni laterali e lasciarle crescere tutte significherebbe condannare la pianta a schiantarsi sotto il suo stesso peso, o a fruttificare in modo insoddisfacente producendo bacche piccole e spesso anche incapaci di giungere a maturazione.
L’eliminazione delle femminelle deve essere fatta molto precocemente con semplice distacco manuale. Le femminelle troppo cresciute devono essere recise con forbici o con una lama affilata, non devono essere strappate perché la ferita da rimarginare risulterebbe troppo estesa e sfilacciata.
In caso di perdita del germoglio apicale dell’asse principale della pianta una femminella, quella più vicina alla rottura, può essere allevata per sostituire la parte persa, proprio, per analogia, come succede in natura nelle conifere cimate che trasformano un ramo laterale in nuova punta.

Fallanze

Non sempre le piantine di pomodoro acquistate con pane di terra, o da noi prodotte, crescono come vorremmo. Inutile aspettare ancora quando le altre già si allungano e si allargano, eliminiamo la piantina e ripetiamo lo scavo iniziale mettendone una nuova a dimora.
Non dimentichiamo di controllare la stabilità dei sostegni, di effettuare le legature in modo corretto, di irrigare senza rischi e sprechi.

Assolcatura e diserbo

Il controllo delle infestanti, se deve essere molto efficiente nelle prime fasi di crescita delle nuove piantine, perde via via d’importanza anche perché la frequentazione fra una pianta e l’altra già serve ad operare un primo contenimento delle infestanti.
La tecnica dell’assolcatura unisce il vantaggio di una possibilità di maggior sviluppo dell’apparato radicale con il vantaggio del diserbo. In pratica si tratta di intervenire con la zappa in modo leggero fra una pianta e l’altra riportando terreno alla base dei fusti.
Prestiamo particolare attenzione alla profondità d’intervento, specie vicino ai fusti se non si è iniziata tale pratica fin dalle prime fasi di crescita, perché il rischio di danneggiare le radici è sempre presente.

Esigenze idriche

In agosto la produzione di pomodori nell’orto familiare è molto elevata. Irrigare significa non solo assicurarsi di poter godere dei frutti già in maturazione, ma anche di evitare stress idrici favorendo una fruttificazione prolungata nel tempo, sino a settembre e, dove possibile, ottobre.
I fabbisogni d’acqua delle giovani piantine di pomodoro sono piuttosto limitati e servono a sostenere lo sviluppo dei tessuti verdi. Fino al momento della formazione dei primi frutti restano modesti, ma, giunti al punto in cui s’innesca una produzione a catena di fiori e bacche, aumentano esponenzialmente. Basta addentare un pomodoro maturo per capirne la ragione: buono, saporito, ma costituito per la maggior parte d’acqua (rappresenta circa il 94% del peso totale).
Per poter sfruttare al meglio le capacità produttive della pianta, l’apporto d’acqua dovrebbe procedere di pari passo con l’ingrossamento dei frutti.

Irrigazioni

Dobbiamo irrigare con modesti quantitativi, ma in modo continuo, e, se non ogni giorno, a giorni alterni per cercare di mantenere condizioni d’umidità del terreno il più costanti possibili. Quando non possiamo irrigare per più giorni ed il terreno si secca e/o le piante di pomodori mostrano i primi segni d’avvizzimento fogliare, non esageriamo con irrigazioni troppo abbondanti, i danni sarebbero simili a quelli provocati dai grandi temporali estivi. Molti frutti destinati a crepare: la buccia si spacca e la polpa è messa a nudo costringendoci alla raccolta e al consumo per evitare che insetti e marciumi facciano il resto. Spesso i pomodori crepati non sono ancora pronti per essere raccolti. L’apporto idrico improvviso porta ad un’idratazione dei frutti superiore alla capacità di sviluppo dei tessuti esterni che cedono fessurandosi.
Nell’orto di dimensioni contenute, il miglior sistema di irrigare i pomodori resta quello per scorrimento e infiltrazione laterale, dove l’acqua corre in solchi aperti fra le file di piante e permea nel terreno sottostante dove sarà captato dalle radici.
In situazioni difficili di terreno declive o di piante isolate si può ricorrere ad un sistema di conche, proprio come quello tradizionale per gli agrumi, dove il solco ha forma d’anello e circonda la pianta che è stata opportunamente rincalzata con parte del terreno dello scavo. In questo modo il fusto non si trova sul fondo della conca dove potrebbe esserci un ristagno d’acqua e non si bagna.
Evitare sui pomodori l’irrigazione a pioggia, perché la parte aerea della pianta non deve mai essere bagnata, per il rischio di attacchi fungini che sono sempre in agguato anche se abbiamo provveduto ad un trattamento rameico delle piante prima dell’entrata in produzione.goccia-foglia.jpg

Raccolta dell’anguria

Se si ritarda di qualche giorno la raccolta dell’anguria, aumenta il contenuto zuccherino, ma il frutto perde di croccantezza. Il momento giusto per la raccolta si individua facendo riferimento ai sintomi che preannunciano la maturazione. Sintomi di maturazione incipiente sono la scomparsa graduale della pruina superficiale, ossia quello strato di cere che rende i frutti impermeabili, all’attenuazione del colore tipico della buccia, al disseccamento del viticcio opposto al peduncolo che porta il frutto. Sono inoltre l’ingiallimento della zona decolorata della buccia che poggia sul terreno ed il suono sordo emesso dal frutto in seguito a percossa. Una volta raccolti, i frutti possono essere conservati a temperatura ambiente per circa tre settimane. Per prolungare i tempi di conservazione, occorrono temperature di 6-8°C e umidità relativa elevata.

 

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